Grazie alla capacità dell’intervistatore, consapevole di quali corde sfiorare perché risuonassero a lungo, Camilleri si ritrae giovanissimo Balilla al grido di «Duce, duce, duce!», ben presto certificato come endocardiaco acuto esonerato dai rituali del “sabato fascista”. Ne I racconti di Nenè narra come una lettura gli aveva decisamente cambiato la vita: La condizione umana di Andrè Malraux, anche se del suo animo comunista si accorse prima di lui il suo Vescovo, che gli fece ottenere il permesso di aprire la sezione del Partito Comunista a Porto Empedocle, la sua città natale.
In altri termini, realizzai quello che Berlinguer non riuscì mai a realizzare, una sorta di compromesso storico.
Così, con la pacatezza di un torrente ma l’energia intrinseca di un fiume in piena, Camilleri racconta attraverso i suoi occhi lo sbarco degli americani in Sicilia, la mafia ed il separatismo, la strage di Portella della Ginestra, dell’Ammiraglio Pirandello (padre di Luigi), dell’amore per il teatro, per la regia, per la letteratura e la scrittura, l’Accademia Silvio d’Amico e come gli ha cambiato per sempre la vita il trasferimento nella Capitale e l’aver conosciuto Orazio Costa. Ne I racconti di Nenè compare anche una bella pagina in cui parla della sua prima partenza dalla Sicilia, del suo essere uomo di mare che non trova nell’aria, quindi nei viaggi aerei, il suo elemento naturale. Disegna un meraviglioso capogiro emotivo parlando del concetto di “amicizia siciliana”.
Io mi sono reso conto che, tra siciliani, un vero amico non deve chiedere all’altro una qualche cosa, perché non c’è bisogno, in quanto sarà preceduto dall’offerta dell’amico, che ha intuito la domanda che sarebbe arrivata. É un po’ complesso. Già mettere un amico nelle condizioni di fare una richiesta indica un’amicizia imperfetta. Ecco perché parlavo di gemelli, perché a volte, tra loro, avviene questo tipo di scambi mentali, per cui magicamente si avvertono le necessità reciproche.
E uno dei suoi “gemelli” è senza dubbio Leonardo Sciascia, con il quale ha sempre avuto un rapporto autenticamente intriso di discussioni feroci. Poi ancora montagne russe, tra i viaggi, le nuove suggestioni legate alla scoperta della montagna e della grappa, l’insegnamento e i suoi allievi.
Sinceramente, però, il messaggio più bello che ho riscontrato nelle lunghe pagine di questo racconto a puntate che Camilleri fa della sua vita è certamente quello sulla politica, sulla quale si esprimeva senza mezzi termini.
«Viviamo in un paese strano, affetto dalla sindrome del motorino» e, alla mia richiesta di spiegazioni, ha risposto «La caratteristica del motorino è l’anarchia. Puoi passare con il rosso, andare contromano, parcheggiare sui marciapiedi. Chiunque proponga di vietare qualcuna di queste cose, è un nemico da mettere in un angolo. Governare l’Italia non è impossibile, è inutile».
Antonia De Francesco per MIfacciodiCultura