Alla scoperta dell’Antico Egitto
Il primo aprile del 2015 apriva, dopo tre anni e mezzo di lavori, il Museo Egizio di Torino. Il nuovo ingresso, le audioguide, i nuovi spazi espositivi rendono la visita per i visitatori veramente piacevole e valorizzano la collezione già di per se straordinaria. Il Museo Egizio di Torino è, come quello del Cairo, dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Egitto antico. È costituito da un insieme di collezioni che si sono sovrapposte nel tempo, alle quali si devono aggiungere i ritrovamenti effettuati a seguito degli scavi condotti in Egitto dalla Missione Archeologica Italiana tra il 1900 e il 1935. Jean-François Champollion, decifratore dei geroglifici egizi, scrisse «La strada per Menfi e Tebe passa da Torino».
Il primo oggetto giunto a Torino è la Mensa Isiaca, una tavola d’altare, realizzata probabilmente a Roma nel I secolo d.C. per un tempio di Iside e acquistata da Carlo Emanuele I di Savoia nel 1630. Il visitatore che si reca al Museo può ammirare circa 3.300 oggetti esposti, ma bisogna ricordare che ancora più di 26.000 reperti sono depositati nei magazzini, in alcuni casi per necessità conservative, in altri perché rivestono un interesse unicamente scientifico (vasellame, statue frammentarie, ceste, stele, papiri) e sono oggetto di studi i cui esiti sono regolarmente pubblicati.
Il nuovo progetto architettonico porta la firma di Dante Ferretti (scenografie), Giancarlo Battista e Gabriella De Monte (restauro), ICIS (progetto, direzione lavori, strutture e sicurezza), Proeco e Itaca (impianti). Il progetto ha aggiunto tre nuovi piani, scavati al di sotto dell’area cortilizia, per dare ampio respiro ai servizi di accoglienza, a nuovi depositi e officine e a un suggestivo roof garden.
Fin dall’ingresso è evidente un accurato lavoro filologico e l’uso delle più avanzate tecnologie che ha permesso di valorizzare gli oggetti che il Museo custodisce. Il visitatore attraversando la corte del Palazzo, entra nella “manica Schiaparelli” che ospita la biblioteca, la caffetteria e l’oasi del roof garden. L’accoglienza è al primo piano con biglietterie, guardaroba, bookshop, laboratori, servizi, etc… Il percorso è verticale, infatti grazie a scale mobili, il visitatore accompagnato dal tracciato del Nilo, affascinante istallazione di Dante Ferretti, comincia il suo percorso espositivo direttamente al piano più alto. Accanto alle stele e alle statue, gli eccezionali reperti, sono i veri protagonisti del museo, custoditi dentro più di cento trasparenti ed essenziali teche.
La rivoluzione del Museo non riguarda solo i suoi spazi espositivi ma la comunicazione. È stato infatti rifatto il sito del Museo e sono stati valorizzati i suoi canali social. Il visitatore inoltre è guidato tra i reperti e i grandi sarcofagi grazie a una chiara segnaletica e a una audioguida ben fatta disponibile in sei lingue. I visitatori, dopo avere passato il loro biglietto di ingresso (un bracciale colorato) negli appositi tornelli di ingresso, vengono accolti dal messaggio del nuovo diretto Christian Greco, che all’inizio del percorso guida i turisti raccontando la storia del Museo e dei suoi direttori. Anche il nuovo logo, che fa a meno della parola Torino, ha influito positivamente in termini di comunicazione. È infatti in grado di coniugare il massimo dell’estetica con la fruibilità 2.0. Inoltre dal 15 giugno del 2015 per la prima volta i visitatori e gli appassionati del Museo possono contribuire attraverso il sito Internet a realizzare modelli 3D, digitalizzare archivi, creare open data, assemblare frammenti di sculture e contribuire al lancio di un crowdfunding attraverso la piattaforma MicroPasts, una sorta di Wikipedia dell’egittologia. L’iniziativa, prima in Italia per un museo, è stata realizzata in collaborazione con l’University College of London e il British Museum.
In occasione della conferenza stampa di riapertura del museo, il ministro Dario Franceschini ha lodato il «grande lavoro di squadra» e ha aggiunto: «La fondazione Museo Egizio che mischia pubblico e privato, deve essere un esempio, un simbolo per tutto il nostro Paese. E anche la bella riconversione di Torino da capitale industriale a capitale culturale va presa come modello di riferimento dalle città italiane in cerca di nuova vocazione». Ma che cosa dice l’antico Egitto al mondo d’oggi? Questa è stata una delle domande rivolte al direttore Christian Greco, durante una intervista.
Più studio le antichità, più mi rendo conto di quanto questo ci serva a comprendere meglio noi stessi. L’uomo in tutti i suoi aspetti antropologici, le sue debolezze, le sue grandi domande, non è cambiato molto rispetto agli antichi, anche se c’è stato un grande avanzamento tecnologico.
Conoscere l’antico Egitto per andare alla scoperta delle nostre origini, per comprendere noi stessi ma anche per divertirsi e passare delle ore imparando e scoprendo tante curiosità su uno dei popoli più affascinanti di tutti i tempi. Questi solo alcuni dei motivi per cui visitare il Museo, diventato grazie a questa rivoluzione, un meraviglioso centro culturale tutto da scoprire.
Laura Cometa per MIfacciodiCultura