I primi ribelli della storia, abbigliati male e un po’ stracannati, muovono i loro passi nella Parigi d’inizio Ottocento. Rivoluzione, Terrore e Restaurazione susseguendosi freneticamente non potevano che generare delle aberrazioni sociali come non se ne erano mai viste prima.
L’Italia, si sa, ha una storia a sè: frammentata, mentalmente abbattuta, genera focolai di rivolta sparsi a macchia di leopardo sulla penisola ma nulla di così potente da entrare nei manuali di storia del costume, in quelli di storia dell’arte però sì.
La storia dell’arte che è bizzarra e genera stravaganze, apparentemente. I Macchiaioli fiorentini, come gli Scapigliati milanesi, spezzano le briglie dell’accademismo più trito ma senza sconvolgere la Storia e l’Arte. Ribelli, forse è un po’ azzardato. Patriottici, piuttosto. Talentuosi patriottici.
I vari artisti si arruolano. Fattori difficoltosamente, la madre lo chiude in casa per evitare la sciagura, per le Guerre d’Indipendenza. Seguono i reggimenti e fanno quello che altri pittori per secoli avevano fatto: ritraggono le scene di battaglia, di accampamento, di morte.
I Macchiaioli osservano. En plein air, in qualsiasi condizione, loro osservano. E sempre Fattori, da uno stato di prostrazione mentale, dovuto al fatto di non riuscire a stare al passo con le lezioni accademiche, diventa un fiero pittore, e in vecchiaia maestro di fanciulle bennate.
L’osservazione “della natura che vive contemporanea a noi” sulla quale batte la penna Signorini è l’innovazione più grande dei fiorentini del Cafè Michelangiolo, loro che in qualche caso sfruttano comunque il disegno e la sfumatura a differenza dei francesi.
Signorini, Fattori e Lega semplicemente non capiscono perché se i costumi della società mutano quelli dell’arte mai. Semplicemente, sì, perseguono ideali più alti di un bel peplo greco e delle curve voluttuose di una Cleopatra. Si battono per l’Italia e dipingono per l’Italia e gli italiani, dal soldato alla pastorella.
Con quel “ribelli si nasce” forse i curatori, Maurizio Vanni e Stefano Cecchetto, hanno voluto sdrammatizzare la prima parte del titolo, invero un po’ pignolo, “Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo” e strizzare l’occhio al pubblico ghiotto di aneddotica in salsa beat o bohémien. Hanno fatto bene, è un pezzo della nostra storia, quello incarnato dai macchiaioli, di cui dobbiamo andare fieri e che tutti dovrebbero conoscere.
Signorini, Fattori, Lega e i Macchiaioli del Caffè Michelangiolo. Ribelli si nasce
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Dal 22 novembre 2014 al 6 aprile 2015
Veronica Benetello per 9ArtCorsoComo9